N° 36
(PARTE TERZA)
1.
Sono in
molti ad invidiare Tony Stark, ricco, bello, famoso, inventore di successo,
multimiliardario (il secondo uomo più ricco del mondo secondo “Forbes”), ha le
donne più belle del mondo ai suoi piedi e qualunque cosa voglia può comprarla
o, se non esiste, inventarla.
Si,
Tony Stark può avere tutto ciò che vuole, questo pensa la gente… e sbaglia.
Oggi Tony Stark darebbe volentieri tutta la sua ricchezza pur di avere notizie
di una ragazzina di quasi 12 anni che si dà il caso che sia sua figlia.
Facendosi
un esame di coscienza Tony dovrebbe ammettere che uno dei suoi più gravi
difetti sta in una specie di cronica incapacità di relazionarsi con gli altri,
di mantenere tra se e chi lo conosce quasi una metaforica armatura che lo isola
e lo protegge anche dai sentimenti. Non vincerà mai il premio di padre dell’anno,
questo è certo e poco importa che di due dei suoi figli non sapesse nemmeno di
essere il padre sino a meno di un anno fa, perché il senso di colpa non conosce
razionalità, specie quando viene a farti visita dopo che sei riuscito a tenerlo
a distanza per parecchi anni.
Ammettiamolo,
però, sul suo umore attuale influisce anche parecchio la frustrazione perché
stavolta non ha il pieno controllo della situazione. Dopo 48 ore dalla
scomparsa senza avere notizie, il fato di Kathy è sempre più oscuro. Non è negli
ospedali e se qualche autostoppista di passaggio l’avesse raccolta sulla strada
tra Cincinnati e New York, a quest’ora si sarebbe fatto vivo, visto che la foto
di Kathy è comparsa su tutti i Media della Nazione a ritmo martellante. A meno
che, naturalmente… NO! Non può permettersi di pensarlo.
-Ancora nessuna notizia?- la voce
di Joanna Nivena Finch, la madre di Kathy ha un tono che definire preoccupato
sarebbe un eufemismo.
-No, nessuna notizia… né buona né
cattiva, Joanna.- risponde Tony stringendole la mano –ma la ritroveremo,
vedrai.-
-Dopo due giorni? Ma dov’è andata
dopo che il suo autobus si è rovesciato, perché non riusciamo a saperne niente
e se è caduta nelle mani di qualche…-
Ed
eccola di nuovo la grande domanda la cui risposta preoccupa entrambi. Tony
vorrebbe rassicurare Joanna, dirle che davvero andrà tutto bene e che Kathy
tornerà da loro sana e salva, ma non riesce a parlare, può solo provare ad
asciugare le sue lacrime.
L’uomo
nell’armatura di War Machine ne ha viste tante nella sua vita sia come
ufficiale dei Marines che come supereroe e si potrebbe pensare che abbia ormai
il cuore indurito, ma (è potremmo anche dire: per sua fortuna) non è così.
La
donna è bianca, sulla trentina, capelli chiari, sguardo di chi ne ha viste
troppe ormai. Probabilmente è un medico od il membro di una qualche
organizzazione umanitaria, gli altri sono neri, quasi tutti di una gradazione
più scura rispetto alla pelle di Jim Rhodes ed il loro stato è… beh oltre ogni
descrizione. Laceri, affamati, feriti e molto di più. Rhodey deve affrontare
ancora una volta il fatto che la crudeltà umana scopre ogni giorno nuovi
orizzonti.
-Il mio nome è Corinne Calvert.-
dice la ragazza in un inglese con uno strano accento che Jim non riesce a
riconoscere. –Lavoro per l’International Medical Team. Lei è uno di quei
supereroi americani, giusto?-
<<Qualcosa
del genere, si.>> risponde War Machine <<Cosa è successo qui?>>
-La guerra, che altro?- risponde
la donna –Qui c’era un ospedale da campo. Avevamo molto da fare. Il lavoro non
manca da queste parti, poi sono arrivati i guerriglieri, non so neanche di che
fazione e non m’importa nemmeno. Hanno preso tutti gli uomini, compresi gli
anziani, li hanno costretti a scavare la fossa e poi hanno cominciato a
sparare. Le donne le hanno stuprate ed avrebbero fatto la stessa fine anche
loro se non fossero arrivati altri guerriglieri a cercare di far fuori i primi.
Io e questi pochi superstiti siamo riusciti a scappare e ci siamo nascosti
finora. Questo è accaduto pochi giorni fa. Questi devono essere tornati a
finire il lavoro ed a far sparire le prove.-
War
Machine si rivolge al miliziano che stava interrogando poco prima:[1]
<<È vero? È per questo che eravate qui? Ti consiglio di rispondermi alla svelta e dire la verità. Hai visto all’opera le mie armi e sai che potrei farti saltare la faccia muovendo solo un dito…>>
L’uomo è
chiaramente spaventato e balbetta:
-Noi… noi…eseguivamo solo gli
ordini.-
La
solita scusa. Rhodey l’ha sentita tante volte per giustificare massacri
indiscriminati: i direttori dei lager nazisti, gli americani a My Lay in
Vietnam, gli Iracheni in Kurdistan… e non funziona mai.
Ne
è disgustato.
Non
si ottiene niente senza correre rischi. Gordon Clay ne è decisamente ben
consapevole: nella sua carriera di fotoreporter ha rischiato la vita più di una
volta in varie parti del mondo pur di scattare foto che gli sono valse fior di
riconoscimenti, specie da quando fa coppia con Isobel Aguirre. Questo, però,
non significa che gli piaccia trovarsi in certe situazioni… per esempio questo
vicolo abbastanza scuro di Cincinnati. Il suo buon senso gli dice che farebbe
meglio a non trovarsi qui, ma quando mai ha dato ascolto al suo buon senso?
Osserva
Isobel bussare ad una porticina e la sente sussurrare qualcosa al tizio che apre.
Qualunque cosa sia basta a convincerlo a farli entrare e condurli attraverso un
corridoio male illuminato sino ad una stanza anch’essa in penombra dove si
trovano tre uomini ed è uno di loro a prendere la parola:
-Non credevo che ti avrei rivisto
Miss Aguirre.-
-Nemmeno io Slimey…- risponde
secca la giornalista -… ma ho bisogno di informazioni e sono sicura che tu puoi
aiutarmi.-
-Oh, è possibile, certo che è
possibile, ma… tutto ha un prezzo Isobel, lo sai, non è vero?-
A Gordon non piace il tono con cui l’uomo chiamato Slimey ha pronunciato quelle parole, un tono che ne giustifica il soprannome, “Viscido”, pensa il fotoreporter. Non si fiderebbe di quell’uomo per nulla al mondo, ma spera che Isobel sappia quel che fa.
2.
Tony
Stark batte i pugni sul suo tavolo da lavoro ed esclama:
-Maledizione!-
L’ennesimo
tentativo di rintracciare Kathy tramite il microchip sottocutaneo impiantatole
tempo fa è andato a vuoto. Il microchip era stato pensato innanzitutto per
proteggere chi lo aveva da tentativi di possessione mentale sia tecnologica che
magica, ma già una volta Tony era riuscito a costruire un congegno che
sintonizzato sulla frequenza del microchip agiva come un vero e proprio
rilevatore di posizione. Il recente passaggio del pianeta Z’Nox vicino alla
Terra[2]
ha causato uno scompenso elettromagnetico che ha mandato in tilt il rilevatore.
Teoricamente risintonizzare il rilevatore e captare il segnale del microchip
dovrebbe essere non solo possibile, ma anche facile per uno come lui, che viene
considerato uno dei più brillanti ingegneri elettronici del mondo, ma la verità
è che sta inanellando un fallimento dietro l’altro.
-Maledizione!- ripete con la voce
colma di frustrazione.
Aveva
deciso di lasciare la guida del suo impero per dedicarsi di più al ruolo di
tecnico ed alla famiglia, al rapporto con i figli appena ritrovati. Voleva
dimostrare che non avrebbe ripetuto gli errori di suo padre ed invece… è come
se avesse addosso una specie di maledizione che lo spinge a deludere coloro che
lo amano e che potrebbe amare e adesso è Kathy a farne le spese.
Lascia
il tavolo da disegno e si dirige al mobile bar dove troneggia da sempre una
bottiglia di whisky ancora sigillata. È stato lui stesso a metterla lì per
dimostrare a se stesso che ce l’aveva fatta, che non era più schiavo
dell’alcool. Ora è come se quella bottiglia lo deridesse e gli dicesse: “Ti sei
illuso, non puoi sfuggire ai tuoi fallimenti, ma io posso allontanarli da te,
nel mio caldo e liquido abbraccio dimenticherai tutto, non avrai più affanni e
preoccupazioni… mai più.”
Tony
afferra la bottiglia, la solleva, la stringe, la guarda come se celasse davvero
tutte le risposte ai suoi dubbi. Nel suo vetro vede il riflesso distorto della
sua stessa immagine e per un attimo pensa che forse è la sua vera immagine, che
lui è proprio come quel volto che vede riflesso nel vetro della bottiglia.
Sarebbe
così facile, pensa, tremendamente facile: aprire la bottiglia, versarne il
contenuto ambrato in un bicchiere di cristallo, mandarlo giù tutto d’un fiato, sentire
il suo bruciante sapore, quel sapore che, deve ammetterlo, gli manca
terribilmente. E dopo il primo bicchiere, un secondo e poi un terzo ed un
quarto, finché la bottiglia non fosse finita e quindi attaccarne un’altra e
poi…
Con
la forza della disperazione Tony scaglia la bottiglia contro una parete mentre
dalla sua gola esce un:
-No!-
Osserva
la bottiglia infrangersi ed il whisky colare ad imbrattare la parete e poi il
pavimento. Osserva la scena come ipnotizzato, poi, finalmente si riscuote e come
intontito si muove. All’improvviso si sente soffocare, non può restare lì, deve
uscire… subito.
Quando
Pepper Potts apre la porta del suo appartamento, si trova davanti un Tony Stark
pallido, scosso da lievi tremiti e fradicio di sudore freddo.
-Tony!- esclama allarmata –Cosa
succede?-
Lui
apre la bocca e per un attimo sembra quasi incapace di parlare, poi pronuncia
solo due parole.:
-Pepper… aiutami.-
E
le cade letteralmente tra le braccia.
Per
alcuni la tranquillità è solo una tazza di caffè caldo da gustare nella pausa
tra due tempeste pensa War Machine mentre osserva la giovane dottoressa che
beve da un thermos sotto una tenda di un improvvisato, ma comunque efficiente,
ospedale da campo.
-Non è una storia molto nuova,
dopotutto…- sta spiegando la donna -.. prima c’erano i bianchi, i discendenti
dei coloni inglesi. Col loro rigido sistema di apartheid e la loro dottrina di
supremazia bianca, poi l’azione congiunta delle ribellioni e delle pressioni
internazionali fecero cadere il regime. Il governo di transizione si ritrovò
ben presto alle prese con una situazione ingestibile. Esplosero i vecchi odi
tribali ed in capo ad un anno il paese era sprofondato nella guerra civile:
bianchi contro neri, etnia contro etnia. Ognuno di loro con l’unico scopo di
conquistare la propria fetta di potere e sterminare gli altri e tanto peggio
per chi si trova nel mezzo.-
<<L’ho
già visto accadere in Libano o in Ruanda.>> commenta War Machine <<Lo trovavo insensato allora come lo trovo
oggi.>>
-Belle parole, ma non servono a
molto se non s’interviene a fermare le carneficine. È qui per questo signor
supereroe?-
<<Non
mi chiami così… sono solo un uomo a cui è stato concesso il potere di fare
qualcosa… e che vuole usarlo nel modo giusto.>>
-Certe volte vorrei poterli uccidere
tutti, poi mi chiedo se la violenza sia davvero la giusta risposta.-
<<Ne
ho vista troppa ai miei tempi per amarla, ma credo che ci siano situazioni in
cui non si può semplicemente porgere l’altra guancia… bisogna agire.>>
-Belle parole, ma…-
Qualunque
cosa la dottoressa volesse dire è interrotta da un rumore lontano, un rumore
che le orecchie allenate di James Rhodes riconoscono immediatamente.
<<Aerei…
cacciabombardieri… e sono diretti da questa parte.>>
-Vogliono finire il lavoro.- è il
commento della donna.
<<Non
ho affatto intenzione di permetterlo.>>
Così
dicendo War Machine sfreccia verso il cielo senza esitare.
Pepper
Potts osserva con un misto di tenerezza e preoccupazione Tony Stark che riposa
sul divano del suo appartamento e poi si rivolge all’altra donna al suo fianco:
-È la peggiore crisi che gli ho
visto avere da che sono tornata a lavorare per lui. Sono convinta che sia stato
davvero ad un passo dal riprendere a bere. Lo stress degli ultimi avvenimenti e
della scomparsa di sua figlia sono stati troppo per lui, temo. È sempre stato
abituato ad avere il controllo della sua vita ed ora non è capace di ritrovare
Kathy sapendo che dal suo fallimento potrebbe dipendere la sua vita…-
-Non hai bisogno di spiegarmi
altro.- replica Meredith McCall –Forse ormai non lo conosco bene quanto te, ma
su certe cose sono diventata un’esperta sulla mia pelle, ormai. Tu bada a lui,
io cercherò di fare del mio meglio per risolvere almeno un problema.-
-Che intendi fare?-
-Lo saprai se mi riesce.- è la
secca risposta.
3.
Tiberius Stone si guarda allo specchio ed accenna ad un sorriso. È tutto a posto, pensa, sono pronto allo scontro ed a mettere a segno un altro colpo contro Tony Stark. Non ha potuto impedirmi di essere eletto nel Consiglio dei Direttori della sua amata società ed anche se stavolta non ne fossi eletto Presidente, poco male, sarei pur sempre una spina nel suo fianco, una spina molto dolorosa.
Esce
dal bagno e si ritrova nel suo ampio ufficio proprio nel momento in cui vi
entra la sua alleata Justine Hammer.
-Benvenuta.- le dice con voce
allegra -È un piacere rivederti. Sei stata occupata?-
-Sto seguendo un certo affare con
mio padre,[3]
ma non temere: non ho intenzione di trascurare i nostri comuni interessi.
Stone
la guarda. È decisamente molto bella e quella ciocca di capelli bianchi nella
folta capigliatura nera le dona un’aria molto sexy ed esotica, ma nei suoi
occhi di ghiaccio e nella piega crudele del viso c’è un’aria di pericolosità
che… è molto eccitante.
-Capisco il desiderio di avere
l’approvazione di genitori…- commenta -… ma alla fin fine bisogna saper
camminare con le proprie gambe.-
-Ne sono capacissima.- replica
Justine con un tono d’acredine nella voce.-
-Lo so, mia cara, lo so molto
bene.- Stone sfodera un mellifluo sorriso –Ora pensiamo a quello che ci aspetta
oggi, piuttosto.-
-Pensi che sarà divertente?-
-Di sicuro, cara Justine, sarà
molto stimolante.
Nella
sua camera d’albergo Kenzo Fujikawa, Vicepresidente del Consiglio dei Direttori
della Stark-Fujikawa guarda il panorama di New York. Una volta da quella stessa
finestra era possibile vedere le torri gemelle del World Trade Center
stagliarsi orgogliose verso il cielo ora si sta abituando alla loro assenza e
non è un pensiero consolante.
Non
è il momento di lasciarsi prendere da questi pensieri, lui non è qui per farsi
prendere dai sentimentalismi. Ha stretto un patto con Tony Stark ed è il
momento di onorarlo. Non può dire che quell’uomo gli piaccia davvero, specie se
considera come si è comportato con sua figlia Rumiko, però lo rispetta… di
certo più di quanto rispetti uomini come Justin Hammer e Tiberius Stone e per
uno come lui è una differenza significativa ed è per questo che aiuterà Tony
Stark… per questo e per i vantaggi che ne ricaverà.
Quando
entra nel piccolo ufficio Meredith non riesce a non fare una smorfia: di certo
il suo occupante ha altre idee in testa che non l’arredamento. L’unico pezzo
importante è un modello di computer di nuova generazione davanti al quale sta
un giovanotto trasandato e con i capelli in disordine la cui pelle ha il
classico pallore di chi non esce quasi mai alla luce del sole.
-Philip!- lo chiama.
Philip
Grant, meglio noto negli ambienti degli hacker come “Il Corvo” solleva la testa
con un certo fastidio, poi la riconosce:
-Ah… la mammina.- esclama.
-Ti sarei grata se fossi meno
sarcastico, figliolo.- ribatte lei –Può darsi che la situazione non ti piaccia,
ma…-
-… ma sono sempre il figlio tuo e
di quel grand’uomo di Tony Stark… lo so e non deve piacermi per forza.-
-Non te l’ho mai chiesto… ora però
ho bisogno di un favore da te.-
-Davvero? E che cosa vuoi?-
Meredith
gli fa un rapido riassunto della situazione e conclude:
-… Tony non sta riuscendo a
collegarsi al chip e questo lo fa impazzire. Ha conosciuto Kathy solo da poco
ed ha davvero paura non solo per quello che può esserle successo, ma anche di
dimostrarsi un fallimento come uomo e come padre. Se alla ragazzina accadesse
qualcosa perché lui non è stato capace di rintracciarla in tempo non se lo
perdonerebbe mai e non voglio pensare alle conseguenze.-
-Ed io che posso farci?- chiede
Philip.
-Nel tuo campo sei un vero
genio... in questo hai preso da tuo… da Tony… e sei emotivamente meno
coinvolto. Puoi riuscire dove lui sta fallendo e rintracciare il segnale del
microchip di Kathy Finch.-
-Uhm… si, non è un problema insormontabile. È una questione di riprogrammazione dei codici ed in questo campo sono un vero maestro, lo riconosco…ma perché dovrei farlo? Che me ne viene?-
-Perché? Potrei dartene diverse di
ragioni. Potresti dimostrare di essere più in gamba di Tony Stark e poi… che ti
piaccia o no quella bambina è tua sorella... in questo momento probabilmente è
sola e spaventata… forse in balia di qualcuno che chissà cosa può farle. Tu
potresti aiutare a salvarla, devi solo volerlo…-
Il
Corvo resta per qualche attimo pensieroso, poi dice:
-Vedrò quello che posso fare.-
4.
Quando lo vedono arrivare i piloti
dei caccia quasi non credono ai loro occhi, poi reagiscono quasi all’unisono.
War
Machine è soddisfatto: se pensano a sparare a lui, lasceranno in pace
l’ospedale da campo. Per quanto ne sa l’armatura è costruita per resistere ai
colpi anche dei missili che quel tipo d’aereo è abilitato a trasportare, anche
se un po’ di male lo farebbero comunque, quindi è bene farsi colpire il meno
possibile. Per sua fortuna l’armatura è più veloce e maneggevole di qualunque
jet. Evitare i primi colpi è facile, poi War Machine si mette in contatto radio
con il capo squadriglia:
<<Qui
è War Machine… vi avverto una sola volta: tornate indietro o sarò costretto a
farvi del male molto seriamente.>>
<<Chi credi essere per
minacciarci?>> è la sprezzante replica del comandante <<Abbiamo i
nostri ordini e se non ti toglierai di mezzo ti abbatteremo signor supereroe
yankee.>>
Stupidi.
Pensa Rhodey.
<<Non
dite che non vi avevo avvertiti.>> è la sua replica <<Peggio per voi.>>
Così dicendo spara una prima salva
di minimissili che infallibilmente colpiscono i loro bersagli. Gli aerei
esplodono lasciando agli occupanti giusto il tempo di eiettarsi fuori.
War
Machine evita facilmente una scarica diretta a lui, ma viene colto in pieno da
uno dei missili avversari. La forza dell’esplosione lo scaglia prima lontano e
poi verso il suolo.
Rhodey
rimane senza fiato, ma riprende presto il controllo. I danni sono minimi,
l’armatura è un vero gioiello, non c’è che dire. Interrompe la caduta e si
risospinge verso l’alto. I piloti lo vedono arrivare come un angelo vendicatore
d’acciaio cromato e cadono sotto il suo impeto. War Machine svelle l’abitacolo
di uno dei Jet come se fosse fatto di carta e rivolge agli occupanti una sola
parola:
<<Saltate!>>
Non
se lo fanno ripetere due volte ed i sedili eiettabili volano nel cielo. Il
resto dell’operazione è quasi senza storia. In breve il cielo è punteggiato dal
rumore delle esplosioni e dai relitti degli aerei che piombano al suolo.
Purtroppo
per voi, pensa War Machine guardando i piloti che si fanno trasportare dai
paracadute, io non sono uno di quei supereroi pieni di fair play, quando mi
costringono a combattere faccio il gioco duro e se cercano di uccidere me o
degli innocenti non conosco mezze misure.
Vorrebbe
sentirsi a posto, ma sa che il suo intervento è stato una goccia nel mare, non
ha cambiato le cose. C’è ancora tanto da fare, ma almeno lui non è restato a
guardare e questo è importante.
Howard A. Stark Memorial Hospital. Harold J.
Hogan, Happy per gli amici, sa di essere un paziente difficile, ma non può
farci niente: è impaziente di uscire dall’ospedale ed I suoi sentimenti verso
le sedute di fisioterapia sono ambivalenti. Se da un lato le attende con
impazienza, dall’altro vorrebbe aver già finito ed essere di nuovo in piedi ed
in perfetta efficienza, invece le sue gambe ancora non lo reggono con
abbastanza forza e l’idea di essere costretto ad usare le stampelle per un bel
po’ di tempo gli è insopportabile.
Se non
altro è vivo. Ad altri di quelli coinvolti nell’assalto di Firebrand[4]
è andato decisamente peggio ed i loro familiari li piangono nei cimiteri.
Si, è
stato fortunato, glielo dice sempre anche Hannah Fairmont e pensare a lei è un
altro motivo di frustrazione. È dovuta
tornare a Seattle per lavoro e chissà se riusciranno a vedersi prima del
prossimo fine settimana le relazioni a distanza sono difficili, pensa, non che
le altre siano più facili però. Il pensiero torna inevitabilmente a Pepper ed
alla fine del loro matrimonio. Meglio non pensarci, decide.
Rebecca
Bergier riceve la telefonata nel soggiorno di casa sua mentre sta guardando la
TV con gli aggiornamenti sulla scomparsa di Kathy Finch. Subito abbassa l’audio
e risponde:
-Allora Rhodey, com’è andata?-
<<Non c’è molto da
dire…>> comincia James Rhodes ed in breve aggiorna il Direttore ad
Interim della Fondazione Stark degli ultimi avvenimenti che l’hanno visto
protagonista. Può permettersi di parlare liberamente, pensa, dopotutto Rebecca
conosce la sua vera identità da un sacco di tempo. Forse sarebbe più
circospetto se potesse sapere non solo che Rebecca è in compagnia della sua
attuale amante e soprattutto se fosse a conoscenza della vera identità della
donna e del fatto che lavora segretamente per Tiberius Stone, ma, ahimè, sono
cose che per il momento non è destinato a sapere.
<<… e così penso di tornare
presto a casa, forse entro un paio di giorni.>> conclude.
-Molto bene.- dice Rebecca –Spero
di avere per allora le informazioni sui fornitori d’armi alle varie fazioni e
comunque… a quanto ho sentito quando tornerai ci saranno altre novità ad
attenderti.-
<<Parli della riunione del
Consiglio e della mia nomina alla presidenza esecutiva della REvolution? Non so
se esserne davvero felice, ma Tony conta su di me e non posso tirarmi indietro.
Piuttosto… ci sono novità su Kathy?>>
-Ancora nulla a quanto ne so. Ti
confesso che comincio a temere il peggio.-
<<Non sei la sola, ma cerco
di essere ottimista. Ne riparleremo al mio ritorno.>>
Chiusa
la conversazione, la donna che Rebecca conosce come India Queen le si rivolge:
-Allora, hai risolto le tue
grane?-
-Non tutte purtroppo.- risponde
Rebecca –Il mio lavoro sembra non finire mai.-
-Oh, io ho la cura giusta per
farti dimenticare le preoccupazioni, vieni qui.-
E
mentre si abbandona tra le braccia della sua donna, Rebecca dimentica, in
effetti, i suoi affanni, ma è ignara che i suoi guai non sono affatto finiti.
5.
Tony
Stark guarda la propria immagine riflessa nello specchio. Decisamente una
doccia ed un rasoio hanno fatto miracoli.
-Non sono ancora convinto che sia
una buona idea.- dice.
-Sciocchezze.- replica Pepper
Potts -In questo momento non puoi fare altro e di certo non sarà utile per
nessuno se lasci andare in malora la tua società o, peggio, la lasci cadere in
mano a Tiberius Stone. Tu devi andare alla riunione del consiglio.-
-Si, penso che tu abbia ragione.
Sarai con me?-
Pepper
sospira.
-Conosci già la risposta. Ora
andiamo.-
Nell’Ambrose
Building, sede del Consiglio dei Direttori della REvolution, tutti i Direttori
presenti sono in attesa dei ritardatari e tra essi c’è Tony Stark.
Dwayne
Taylor, Presidente del Consiglio uscente, manifesta tutta la sua impazienza
mentre, appoggiato al tavolo delle riunioni, Danny Rand si dimostra
filosoficamente più tranquillo. In un altro angolo Tiberius Stone e Justine
Hammer attendono apparentemente impassibili.
Finalmente
Tony entra accompagnato da Pepper.
-Scusate il ritardo, signori.-
-Non importa.- taglia corto Dwayne
–Conosci già i nuovi consiglieri vero?-
Tony
fa un cenno del capo verso Stone e Justine, poi saluta cordialmente uno dei
consiglieri nominati dalla Stark-Fujikawa ed infine ecco entrare l’ultimo
consigliere, anch’esso nominato dalla Stark-Fujikawa: Meredith McCall.
Tony
ricorda la sorpresa che ha provato quando Kenzo Fujikawa gli ha comunicato il
nome del secondo consigliere. Non immaginava che Meredith fosse considerata
persona degna di fiducia dal giapponese. Meredith aveva esitato prima di
accettare per farlo solo quando una chiamata del vecchio Kenshiro Fujikawa in
persona, che a quanto sembrava aveva una specie di debole per lei, l’aveva
infine persuasa.
La
voce di Dwayne Taylor scuote Tony dai suoi ricordi:
-Il primo punto all’ordine del
giorno sono le cariche all’interno del
Consiglio. Mr. Tiberius Stone ha posto la sua candidatura sia come Presidente
del Consiglio che come CEO[5]
della società.
-Chiedo che la proposta sia
respinta e si confermi come Presidente Dwayne Taylor.- interviene Tony –Alla
nomina del CEO penseremo poi.-
C’è
una breve discussione e si passa alla votazione: Dwayne è eletto Presidente e
con lui sono eletti Vice Presidenti Tony Stark con delega allo sviluppo
tecnologico e Tiberius Stone con delega alla gestione finanziaria.
Maledizione,
pensa Tony, questa non ci voleva. Speriamo di non avere sorprese con le cariche
esecutive.
-Voglio chiarire…- comincia Dwayne
Taylor -… per quanto negli ultimi mesi dopo le dimissioni di Tony Stark abbia
svolto io le funzioni di CEO supervisionando l’operato di James Rhodes, non ho
né il tempo, né l’intenzione di svolgere quest’incarico a tempo pieno.-
-Anch’io ho i miei impegni.-
interviene Danny Rand.-
-Molto bene… Tony… speravo che
fossi tornato sulla tua decisione di abbandonare tutte le cariche operative.
Abbiamo avuto molti contrasti in passato, ma…-
-Niente da fare.- conferma Tony
–Intendo dedicare il mio tempo alla progettazione ed alla famiglia, oltre che
agli altri miei affari privati. Ribadisco la proposta di nominare James Rhodes come Presidente Esecutivo.-
-Mi oppongo.- interviene Tiberius
Stone –Rhodes non è adatto per un incarico così impegnativo. Non ha nemmeno
ritenuto di essere presente a questa riunione. Dov’è adesso?-
-Rhodey… Mr. Rhodes… sta
ispezionando alcuni nostri progetti in Africa Centrale.- replica secco Tony –E
comunque non fa parte di questo consiglio e non era tenuto ad essere presente.
Gli comunicheremo la nostra decisione una volta presa. Immagino Ty che tu
voglia insistere nella tua candidatura al ruolo di CEO.-
-Puoi scommetterci.- ribadisce
Stone –Ho investito tempo e denaro in quest’impresa e voglio vederli fruttare.-
E
vuoi anche vedermi nella polvere. Ti brucia di non aver conquistato la
maggioranza e lo devo a Fujikawa, per questo ha due membri nel Consiglio e
voteranno per me, lo sai anche tu Tiberius, come sai che lo scontro è
tutt’altro che concluso tra noi.
Come
se indovinasse i suoi pensieri, Stone annuisce e sogghigna, poi con voce
melliflua dice:
-Vogliamo votare adesso?-
Pochi
minuti dopo la riunione è sciolta e Tony si ritrova a conversare con Pepper e Meredith.
-… se non altro abbiamo vinto,
Rhodey è il Presidente e CEO della società… anche se dobbiamo sopportare Stone
e la sua socia tra noi.-
-Ti preoccupano?- chiede Meredith.
Tony
annuisce e risponde:
-Stone vuole vendicarsi di me per
un torto fatto da mio padre al suo e non lascerà nulla d’intentato pur di
distruggere me ed impadronirsi della società e se non potrà riuscirci vorrà
distruggerla.-
. Philip
Grant, entra nella sala e rapidamente si avvicina al gruppetto. Tony lo guarda
perplesso.
-Cosa fai qui?- gli chiede.
-Calmati amico, è stata lei a
chiedermelo.- Grant indica Meredith, poi fa vedere un oggetto non più grande di
una smart card telefonica –Questo è per te, ti permetterà di ritrovare tua
figlia dovunque sia… e non disturbarti a ringraziarmi.-
E
poggiando l’oggetto tra le dita di Tony se ne va volgendogli le spalle.
Cincinnati, Ohio. Seguendo le indicazioni date loro da Slimey, Isobel Aguirre e Gordon Clay sono giunti nei bassifondi della città, in quello che sembra un magazzino abbandonato. Dal suo stato e dagli odori che sente Clay conclude che sarebbe meglio non indagare su che posto realmente sia.
Isobel
appare impaziente.
-Insomma.- sbotta –Ci hai fatto
girare a vuoto per ore. Adesso voglio le risposte che ci hai promesso.
-Tranquilla pupa.- replica Slimey
–Avrai tutto quello che ti serve.-
Degli
uomini escono dall’ombra e prima che Isobel o Gordon riescano a dire qualcosa,
uno di loro estrae una pistola e spara a Clay.
Mentre
vede il suo compagno cadere Isobel comincia a pensare che forse non ha avuto
una buona idea.
Il
luogo è un sotterraneo malamente illuminato. Kathy Finch se ne sta seduta sul
pavimento con le ginocchia tra le mani, tremante e con chiari segni di pianto
sul viso, poi ecco aprirsi una porta ed una lama di luce insinuarsi nella
stanza mentre una voce maschile dice:
-Tranquilla, ragazzina.-
NOTE DELL’AUTORE
In
modo alquanto anomalo termina questa storyline che ci ha introdotto ad alcuni
cambiamenti nell’assetto della REvolution e della Stark-Fujikawa e che promette
forse anche altri cambiamenti nelle relazioni tra i vari personaggi. Sulla
storia in se, solo poche osservazioni.
1) Della Rudyarda
abbiamo già parlato nello scorso episodio e presto ne sapremo i più, ve lo
prometto.
2) L’International
Medical Team è una mia invenzione basata su organizzazioni realmente esistenti
come “Medici senza Frontiere”, una licenza come la Rudyarda ed i fatti che in
essa avvengono, purtroppo basati su realtà molto più crude di quanto mostrato
da questo racconto.
3) Come
accennato nel racconto, prima di questa storia e presumibilmente anche dopo,
Justine Hammer è stata coinvolta dal padre in una missione di vendetta contro
il redivivo Forza, che in realtà è l’aspirante supereroe Metallo, che in realtà
è l’inventore Dale West della Kruma International... che in realtà… è
semplicemente la Kruma International. -_^. Ne saprete di più continuando a
leggere il serial di Bill Foster, il Golia Nero su Vendicatori in una saga che
coinvolgerà alcuni protagonisti abituali di questa serie.
4) Daniel
Thomas Rand, alias Iron Fist, compare qui dopo la sua avventura cinese
attualmente in corso nel serial del Golia Nero su Vendicatori
5) Dwayne
Taylor compare qui in attesa di comparire in un futuro episodio dei New
Warriors… se mai ci sarà.
6) L’intera
storia si svolge dopo la saga “Infinity” attualmente in corso su Vendicatori.
Nel
prossimo episodio: quale sarà il fato di Kathy Finch? Che ne sarà dei dei due
giornalisti? Risposte e nuove domande proprio qui. Non mancate.